Di che parliamo ....


La sidrome Locked-in...

La Locked-in Syndrome (LIS – Sindrome dell’uomo chiuso dentro) è una patologia che colpisce prevalentemente persone giovani e che nell’85% dei casi è dovuta a un incidente cerebrovascolare. Quando il paziente sopravvive, presenta una paralisi totale della muscolatura ai quattro arti (quadriplegia), un’anartria (incapacità d’esprimersi verbalmente), una paralisi di gran parte dei nervi cranici, ma uno stato di coscienza conservato: il paziente vede, ascolta, prova emozioni, ricorda…..però non può muoversi né parlare. I casi stimati sono uno ogni 100 mila abitanti. Significa che 600 persone in Italia vivono in una corazza e che molte potrebbero essere considerate in coma, in stato vegetativo o di minima coscienza per una diagnosi non corretta, mentre sono coscienti. La sindrome è assai poco nota, anche a livello medico, tanto che è impossibile sapere quanti si sono “risvegliati” dal coma, ma non riescono a comunicare che “ci sono”.


Il coma...

In neurologia si definisce coma un profondo stato di incoscienza che può essere provocato da intossicazioni (stupefacenti, alcool, tossine), alterazioni del metabolismo (ipoglicemia, iperglicemia, chetoacidosi) o danni e malattie del sistema nervoso centrale (ictus, traumi cranici,ipossia): fra tutte, le più comuni cause di coma sono le alterazioni del metabolismo.

In rianimazione, a volte, può essere necessario indurre un coma artificiale temporaneo per mezzo di farmaci, per ridurre l’edema cerebrale dopo un danno subito e permettere al respiratore artificiale di “lavorare” più facilmente.

La gravità e la profondità dello stato di coma si misura mediante la Glasgow Coma Scale (scala GCS) che, in base alle risposte a vari stimoli, stabilisce un grado di coma che va da 3 (coma profondo) a 15 (paziente sveglio e cosciente).

I possibili esiti di uno stato di coma possono variare dalla completa guarigione alla morte, a seconda della posizione, della gravità e dell’estensione del danno cerebrale che ha causato il coma stesso.

Un paziente può uscire dal coma con una serie di difficoltà motorie, intellettive e psichiche che possono richiedere particolari trattamenti: di solito il recupero avviene gradualmente, e un po’ per volta il paziente recupera la sua capacità di risposta.

Alcuni recuperano solo poche abilità di base, ma nella gran maggioranza dei casi il recupero è completo e il paziente ritorna alla piena coscienza.

Il coma vero e proprio dura di solito da 2 a 4 settimane, raramente di più. Dopo questo periodo si può trasformare in stato vegetativo. I pazienti in stato vegetativo possono recuperare in modo variabile. Possono riacquisire un certo grado di consapevolezza mantenendo gravi difficoltà motorie. In alcuni casi possono avere un recupero più importante con un ritorno ad una vita quasi normale, alcuni invece possono restare in tale stato per anni o per decenni. La causa di morte più comune per pazienti in stato vegetativo sono le infezioni, come la polmonite.

A volte si definisce risveglio l’uscita dal coma o dallo stato vegetativo. In realtà se dal coma (2-4 settimane dall’evento acuto) si recupera lo stato di coscienza rapidamente in modo simile al risveglio dal sonno, il recupero della coscienza da uno stato vegetativo avviene in modo lento e graduale, mai con le caratteristiche del risveglio.


Stato di minima coscienza...

Situazione di pazienti che, in seguito a gravi cerebrolesioni, presentano segni inconsistenti ma riproducibili di coscienza di sé stessi o dell’ambiente circostante. Lo s. di m. c. può essere sviluppato nel corso di disordini neurologici, neurometabolici, tumori, o altri disordini congeniti o di sviluppo, o acquisito in seguito a cerebrolesioni, traumatiche o meno. Cerebrolesioni di natura non traumatica possono includere episodi di emorragia subaracnoidea, emorragia intercerebrale spontanea, anossia o stroke ischemico, spesso risultanti in lesioni focali del tronco encefalico, in particolare nei nuclei legati al sistema reticolare attivatore ascendente. Cerebrolesioni di natura traumatica sono invece principalmente associate con gravi e diffuse lesioni assonali.